Un
uomo con i polsi legati, bloccato in una camicia di forza e tenuto da
due mani anonime. La foto fa parte della sezione 'Morire di classe',
dedicata al reportage sui manicomi realizzato da Gianni Berengo
Gardin e da Carla Cerati nel 1969. Le foto vennero utilizzate in un
libro con lo stesso titolo, pubblicato da Einaudi a cura di Franco
Basaglia. Il libro contribuì a creare quel movimento di opinione che
portò alla chiusura dei manicomi con la legge 180 del 1978. In
questi scatti si percepisce chiaramente lo sdegno per quei corpi
oppressi; ed è evidente, qui come in ognuna delle
circa 200 foto della mostra, una partecipazione emotiva alla scena. Veniamo toccati dalla simpatia che il fotografo ha per quello che riprende, dal suo magnifico e inattuale umanismo. Le immagini coprono un periodo che va
dagli anni 50' fino ai giorni nostri e delineano la storia di un
reporter alla continua ricerca dell'istante fatidico, quel momento
esatto che, catturato, ci restituisce una racconto compiuto. Berengo
Gardin è, come il mondo che ci racconta, analogico; un intransigente
della pellicola e del bianco e nero. Le sue opere sono molto lontane
dalle esibizioni di ipertecnicismo attuali, così, liberi da photoshop, possiamo abbandonarci e credere a quello
che vediamo.
Dalle
foto di Milano negli anni 60 passando per la straordinaria sezione
dedicata ai riti religiosi, apriamo un libro di storia visuale, in un mondo quasi scomparso fissato in toni di grigio. Una coppia che balla al lido di Venezia
al suono di un grammofono a manovella. Due uomini trasportano un
cartellone pubblicitario in una rimessa dei tram. Vite normali
fissate nell'eccezionalità di un fermo immagine.
Genova,
Palazzo Ducale 14/02 – 08/06/2014
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